Sono molti i genitori che si trovano ad affrontare le difficoltà scolastiche dei figli, molti gli insegnanti che lamentano la fatica di almeno qualche alunno della loro classe…
Una ricerca di Cornoldi e Re (2006) riporta i seguenti dati: per il 38% dei docenti i disturbi di apprendimento interessano più del 6% della popolazione scolastica tra i 4 e gli 11anni; il 10,1% ritiene che siano poco frequenti (tra il 3 e il 6%), nessuno degli insegnanti ritiene che non costituiscano un problema; straordinariamente per il 51,9% degli insegnanti, i disturbi di apprendimento interessano più del 15% della popolazione scolastica
Come mostrano questi dati, le problematiche connesse all’apprendimento rappresentano un problema costantemente presente tra i banchi di scuola: le insegnanti, dimostrando una sempre maggiore attenzione alla questione, hanno il polso di un bisogno effettivo, ma riguardante problematiche eterogenee. Occorre innanzitutto fare un po’ di chiarezza sulla terminologia…
Le difficoltà connesse all’apprendimento comprendono un ampia gamma di problematiche, di varia entità che possono essere riconducibili a fattori personali o contestuali: deficit sensoriale (visivo, uditivo o multiplo), disturbi del comportamento, difficoltà motivazionali, problemi emotivi ed affettivi (vissuti ansiosi o depressivi), disturbo di attenzione e/o iperattività, svantaggio socioculturale (povertà, scarsità di stimoli, situazioni di deprivazione) appartenenza a gruppi stranieri (difficoltà connesse alla lingua, all’inserimento socio-culturale), mancanza di un metodo di studio, disabilità intellettiva, ecc.
Va precisato che il termine difficoltà di apprendimento viene utilizzato per indicare problematiche scolastiche più o meno gravi, spesso causate da più fattori, che possono rallentare e ostacolare il percorso scolastico.
Le difficoltà sono spesso recuperabili con un intervento mirato, anche se possono essere necessari tempi più dilatati rispetto alla classe. Il termine difficoltà viene utilizzato solitamente per indicare una problematica che non rientra nei criteri diagnostici di un disturbo specifico dell’ apprendimento.
Un bambino con una generica difficoltà di apprendimento può trarre enormi vantaggi da un intervento di potenziamento individualizzato gestito da un esperto, recuperando gran parte delle sue difficoltà, grazie ad un’azione mirata rispetto ai fattori scatenanti la problematica.
Il piccolo studente può presentare difficoltà in lettura, nella scrittura di testi, nell’acquisizione delle regole ortografiche, nella comprensione dei testi scritti, nella risoluzione di problemi, nello svolgimento delle operazioni, nell’acquisizione di un metodo di studio, particolare lentezza e fatica nello svolgimento dei compiti, ecc.
Tra le motivazioni per cui un bambino va male a scuola, solo una piccola percentuale è ascrivibile invece ai Disturbi specifici di apprendimento propriamente detti (una percentuale compresa tra il 3 al 5 % della popolazione in età scolare)
I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) riguardano alterazioni innate del sistema nervoso centrale che si manifestano con fatiche specifiche. Caratteristica principale è la loro SPECIFICITA’: il deficit riguarda una abilità specifica ma l’intelligenza generale è adeguata (vedi la Consensus Conference).
Marco
Marco frequenta la seconda elementare. Le insegnanti riportano che il bambino in classe quando deve scrivere fa i capricci, si inventa mille scuse e chiede spesso di andare in bagno. I suoi quaderni sono disordinati e numerosi sono gli errori nella scrittura (dimentica le lettere, fa errori di doppie, non padroneggia in modo adeguato i suoni ch, gl, sc, gn). Le maestre riportano inoltre che Marco dimentica spesso il materiale necessario. Segnalano quindi queste difficoltà ai genitori, che decidono di contattare un esperto.
Giulia
Giulia è in terza elementare. Sembra una bambina tranquilla, ma spesso è distratta e sembra assorta nei suoi pensieri… Non comprende sempre le consegne, fatica a portare a termine i compiti nei tempi richiesti. Inoltre compie molti errori di calcolo e non padroneggia perfettamente quello a mente. Fa molta fatica a ricordare le tebelline…
Marco e Giulia hanno un disturbo specifico dell’apprendimento?
Non è detto, potrebbe anche trattarsi di una difficoltà recuperabile, più o meno lieve…Per saperlo sarà necessario valutare lo stato globale dei loro apprendimenti: il bambino dovrà svolgere semplici prove, simili ad attività scolastiche (leggere un brano, rispondere a domande di comprensione, svolgere operazioni, lavorare con i numeri, ecc.). Solo valutando i risultati ottenuti nei test un esperto potrà valutare i bisogni effettivi del piccolo studente e pianificare, se necessario, un intervento di potenziamento mirato rispetto alle sue difficoltà.
A quali problematiche ci si riferisce quando si parla di DSA?
DISLESSIA: disturbo specifico della lettura decifrativa
DISORTOGRAFIA: disturbo specifico della scrittura
DISGRAFIA: disturbo specifico del grafismo
DISCALCULIA: disturbo specifico del calcolo
Il bambino con un DSA “funziona” a suo modo… Non deve essere curato per guarire, il disturbo ha una base neuro-biologica quindi non può scomparire, appartiene al funzionamento del bambino. Si deve intervenire? Certamente, per offrirgli un supporto riabilitativo concreto e personalizzato, creato su misura per le sue esigenze!A quale scopo? Per fargli acquisire strategie e metodi che possano facilitare il suo percorso e compensare le sue difficoltà.Bisogna precisare che si tratta di uno studente intelligente, con potenzialità, interessi e possibilità per il futuro… Se un ragazzo con un disturbo dell’apprendimento non riesce a realizzare le sue aspirazioni è sempre colpa di chi non l’ha messo nelle condizioni più adeguate per farlo (Cornoldi, 2007)Gli alunni con DSA presentano un funzionamento intellettivo nella norma, ma le modalità di funzionamento del loro sistema nervoso centrale non permettono loro di apprendere lettura, scrittura e calcolo secondo i ritmi e le richieste del resto della classe.
DISLESSIA
Si tratta di un disturbo specifico nell’automatizzazione (velocità) e nella correttezza della lettura. A seconda della fase di sviluppo del bambino, può trattarsi di un problema nel riconoscimento delle lettere (grafemi), delle sillabe, della parola intera. Il bambino con questo disturbo è in grado di leggere e scrivere ma può farlo solo utilizzando gran parte delle risorse mentali e attentive, perché leggere non diventa un processo automatico. Quindi il soggetto si stanca molto, commette molti errori o è molto lento, rimane spesso indietro in classe; potrebbe inoltre avere poche risorse attentive da dedicare alla comprensione del testo che quindi risulta compromessa.Secondo le ricerche giocano un peso fondamentale nello sviluppo della competenza di lettura e scrittura (ma anche di calcolo) i prerequisiti, quelle competenze cioè che si sviluppano in età prescolare, già dalla scuola per l’infanzia: giocare con i suoni, con le rime, conoscere la destra, la sinistra e i rapporti spaziali, riconoscere e analizzare visivamente figure, disegni e lettere, recitare filastrocche, saper discriminare suoni diversi, ecc. Per questo risulta determinante l’intervento educativo proposto a riguardo nella scuola per l’infanzia, la quale deve farsi promotrice dello sviluppo di tali prerequisiti degli apprendimenti.
DISORTOGRAFIA
E’ un disturbo specifico nella correttezza della scrittura: lo studente disortografico ha una grossa difficoltà a processare la composizione delle parole, a “tradurre” correttamente il suono in forma scritta. Non compie solo errori di ortografia (nell’utilizzo dei gruppi consonantici ch, gh, gl, gn, sc), ma anche altre tipologie di errori: dimentica lettere, le inverte, unisce parole che andrebbero separate o viceversa, sbaglia le doppie, non riesce ad utilizzare correttamente accento o apostrofo, ecc.
DISGRAFIA
Si tratta di una difficoltà specifica nella realizzazione dei grafemi: il bambino ha quella che viene spesso definita in modo semplicistico una brutta calligrafia: sproporzionata nella grandezza, mal distribuita sul foglio, caratterizzata da inadeguata distanza tra le lettere e le parole, risultando spesso praticamente illeggibile.
DISCALCULIA
Oggi in Italia vengono segnalati circa 5 bambini per classe (mediamente composta da 25 bambini) con difficoltà in matematica (Lucangeli et al, 2006): quindi circa il 20% dei nostri bambini!Gran parte di queste segnalazione riguarda generiche difficoltà di apprendimento, non una discalculia propriamente detta; solo il 2% di queste secondo quanto riportato dalla International Academy for Research in Learning Disabilities (IARLD), riguarda un effettivo disturbo specifico di calcolo. Difficoltà e disturbi possono presentare elementi simili e necessitano talvolta di un aiuto simile, ma sono molto differenti; il generico disagio in matematica riguarda spesso in maniera differenziata molti aspetti connessi alla materia; va anche ricordato quanto la matematica abbia sempre rappresentato uno spauracchio per generazioni di studenti, spesso interessati da ansia, resistenza al ragionamento matematico e timore di sbagliare (Lucangeli, 2007).La Consensus Conference riconosce due profili di discalculia evolutiva: una discalculia basale, connessa ad una difficoltà a concepire e comparare quantità numerica; una discalculia procedurale, inerente invece a problematiche nel padroneggiare le procedure di scrittura, messa in colonna ed esecuzione delle operazioni.
Quali sono i segnali da prendere in considerazione?
Difficoltà di apprendimento e segnali precoci di DSA possono comparire fin da subito nella scuola primaria o ancor prima nella scuola dell’infanzia:
l’ inversione di lettere e numeri sia nella lettura che nella scrittura;
difficoltà ad imparare le tabelline;
difficoltà a esprimersi verbalmente;
difficoltà in alcune abilità motorie (come ad esempio allacciarsi le scarpe);
confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra e sinistra ad esempio);
difficoltà nel calcolo a mente e nell’esecuzione delle operazioni;
difficoltà nella comprensione del significato del testo scritto;
scarsa attenzione e difficoltà di concentrazione;
i compiti, soprattutto scritti, richiedono un forte dispendio di tempo ed energia;
il bambino potrebbe risultare disorganizzato nelle sue attività, sia a casa che a scuola;
difficoltà a copiare dalla lavagna e a stare al passo con la classe;
precoci difficoltà di linguaggio nella scuola dell’infanzia.
Altre problematiche correlate all’apprendimento
Oltre che difficoltà e disturbi specifici della lettura, della scrittura e del calcolo, le problematiche connesse agli apprendimenti possono riguardare anche difficoltà di comprensione del testo scritto, difficoltà o disturbi visuo-spaziali, difficoltà nella risoluzione dei problemi matematici, disturbo di attenzione e iperattività.
Cerchiamo di capire un po’ meglio di che tipologia di problemi stiamo parlando…
Difficoltà di comprensione del testo
La prima cosa da chiarire è se si tratta realmente di un disturbo; i più importanti manuali diagnostici utilizzati da medici e psicologi come riferimento per fare diagnosi fanno rientrare i problemi connessi alla comprensione del testo, nella categoria dei disturbi di lettura. Nell’ ambito della letteratura internazionale alcune ricerche stanno rilevando, accanto al profilo della dislessia intesa come disturbo specifico della decodifica, anche l’accezione di disturbi della comprensione del testo scritto; la Consensus Conference si è espressa a riguardo in senso possibilista, sottolineando comunque che non si può ancora definire una specifica categoria diagnostica.La letteratura internazionale definisce i bambini con difficoltà di comprensione del testo poor comprehenders(cattivi lettori): questi bambini anche non presentando difficoltà nella decodifica del testo, hanno difficoltà a fare inferenze (cioè intuire informazioni non direttamente esplicitate), ad individuare e padroneggiare le caratteristiche del testo e a mantenere in memoria e contemporaneamente elaborare il contenuto del testo. Spesso scarsa risulta anche la conoscenza e la capacità di controllare i propri processi mentali (ad esempio essere coscienti delle proprie abilità e dei propri limiti, monitorare il livello di comprensione, essere consapevoli degli scopi della lettura e delle caratteristiche del testo, ecc.)Quello della comprensione è un problema che riguarda spesso i bambini con difficoltà di lettura: non essendo questa automatizzata, assorbe tutte le risorse del bambino, che spesso non riesce a concentrarsi abbastanza sul contenuto del brano letto. A prescindere dal fatto che possa trattarsi o meno di un disturbo vero e proprio, lasciamo la discussione ai ricercatori, concentrandoci invece sul benessere del piccolo studente: il bambino che ha difficoltà a comprendere il testo ha risultati scolastici più scadenti (Taraban et al, 2000) quindi necessita di un intervento appropriato e solerte pensato per le sue necessità.
Difficoltà visuo-spaziali
Si tratta di problematiche connesse agli aspetti non verbali di elaborazione e memorizzazione di informazioni visive e spaziali: il bambino fatica ad esempio a orientarsi nello spazio, non ama disegnare, ha difficoltà ad utilizzare il righello, la squadra, le forbici e a comprendere istruzioni che riguardano rapporti spaziali (Molin, Cornoldi, 2003)
Difficoltà nella risoluzione di problemi
Questa difficoltà, spesso correlata per quanto riguarda le competenze coinvolte, al disturbo di calcolo, si manifesta nella scuola primaria come difficoltà nel comprendere i problemi e il significato delle operazioni: lo studente potrebbe far fatica a comprendere concetti del problema come il costo unitario e complessivo, il resto, ecc. Emergeranno quindi le stesse difficoltà nei problemi di geometria, nella comprensione di problemi di logica o di statistica. In base alla tipologia di difficoltà, è possibile pianificare un intervento mirato.
Disturbo di attenzione e iperattività
Un discorso a parte merita il disturbo di attenzione e iperattività. Si tratta di un disturbo che coinvolge bambini con problemi di attenzione, impulsività e iperattività tali da compromettere significativamente le normali attività quotidiane. Almeno il 70% dei bambini con questo disturbo ne presentano uno associato (Marzocchi, Re, Cornoldi, 2007).Il disturbo deve essere citato tra i disturbi che possono essere correlati con DSA: circa il 30% dei maschi con DDAI presenterebbe anche un disturbo specifico dell’apprendimento, mentre le femmine con entrambi i disturbi sarebbero circa il 10% (Biederman 2005) Sono necessari interventi psicoeducativi più che mai specifici e mirati rispetto alle effettive esigenze del bambino e della famiglia. Per approfondirewww.aidaiassociazione.com
Metodo di studio
Spesso il fallimento scolastico può essere riconducibile ad un metodo di studio inadeguato o inefficace; in questo caso l’intervento dell’esperto sarà quindi mirato a fornire le strategie di studio più efficaci per le potenzialità dell’alunno in questione.
Difficoltà emotive e motivazionali connesse alle difficoltà negli apprendimenti
Spesso le difficoltà di uno studente non vengono riconosciute o sono banalizzate quali ipotesi di svogliatezza o scarso impegno…
Un bambino con tali problematiche sente il peso della scuola talvolta come insostenibile: deve sopportare insuccessi continui.
Sono frequenti segnali di disagio, demotivazione, paura di sbagliare, scarsa autostima, frustrazione…
Tutti segnali di un malessere da prendere sempre in considerazione…
Come riporta Moè, De Beni e Cornoldi (2007), riassumendo contributi di numerosi autori, i bambini con problematiche connesse all’apprendimento rispetto ai loro compagni possono avere un concetto di sé più negativo, possono sentirsi meno supportati emotivamente, sono più inclini ad ansia e spesso hanno un’autostima compromessa dai continui fallimenti scolastici. Hanno inoltre una bassa persistenza sul compito, essendo portati ad abbandonare ciò che stanno facendo alle prime difficoltà, data la scarsa tolleranza verso le frustrazioni.
Gli aspetti emotivo-motivazionali più problematici secondo Moè, De Beni e Cornoldi (2007) riguardano le autoattribuzioni e la percezione di autoefficacia.Con il termine autoattribuzioni ci si riferisce alle spiegazioni che una persona dà dei propri risultati; ogni alunno possiede a riguardo un proprio stile attributivo. Moè e De Beni (2002) riportano ad esempio lo stile impotente tipico di bambini che riportano frasi del tipo “non sono portato”, “non sono abbastanza bravo”, “ce l’ho fatta perché era facile”, “ce l’ho fatta perché sono stato aiutato”. I bambini con uno stile pedina invece sono portati a pensare che le cose andranno come devono andare indipendentemente dall’impegno che ci si mette; è uno stile che può portare a scarso impegno e disinteresse verso la scuola “sono fortunato” , “non sono molto fortunato”, “l’insegnante non mi capisce”.Il bambino con problematiche scolastiche tende a valutarsi poco capace ad affrontare i compiti proposti: presenta cioè quello che gli psicologi chiamano uno scarso senso di autoefficacia; il bambino che non si ritiene abbastanza capace, sicuramente sarà meno motivato ad impegnarsi.
Infine per il piccolo studente potrebbe essere difficoltoso essere accettato dai compagni, soprattutto quando presenta scarse competenze relazionali, inibizione, insicurezza, difficoltà a mettersi nei panni dell’altro o a comprendere e padroneggiare le regole del contesto sociale (Cornoldi, 2007).
Quanto sono diffusi i DSA?
In base alle ricerche più recenti si stima che i disturbi specifici dell’apprendimento possano interessare tra il 3 e il 5% della popolazione scolastica…in tutti gli altri casi ci troviamo di fronte a generiche difficoltà di apprendimento, rispetto alle quali abbiamo comunque il dovere di intervenire per garantire il benessere del bambino.La percentuale di incidenza va tenuta presente: spesso troppo sbrigativamente si accosta al bambino il marchio di dislessico senza che di dislessia realmente si tratti. Ogni professionista dovrebbe ricordare che si stanno utilizzando etichette diagnostiche che, come tali, non vanno impiegate con leggerezza. Ogni insegnante, educatore o genitore dovrebbe far attenzione a non utilizzare tali diciture in maniera impropria o superficiale, tenendo sempre in considerazione la molteplicità di fattori e problematiche che potrebbero interessare l’apprendimento, pur non trattandosi di disturbi specifici: conviene sempre rivolgersi ad un esperto in materia che possa sgombrare il campo da equivoci e dubbi.